Therese Marshall

Interprete, traduttrice, docente madrelingua inglese

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Traduzioni sbagliate e spassosi malintesi: dietro le quinte degli errori di un linguista

Ah, la nobile arte della traduzione! Un ponte tra culture, un veicolo di comprensione… e a volte, una fonte inesauribile di ilarità. Dietro ogni traduzione impeccabile si nasconde un labirinto di insidie linguistiche e culturali, pronto a far inciampare anche il più esperto dei linguisti. Oggi vi portiamo dietro le quinte, in un territorio costellato di strafalcioni, svarioni e, diciamocelo, traduzioni talmente “creative” da strappare una sonora risata.

Questa è una raccolta (anonima, giuriamo! E con il massimo rispetto per chi si è trovato in queste situazioni) di errori di traduzione divertenti o, in alcuni casi, così imbarazzanti da far arrossire un semaforo. Preparatevi, perché il confine tra una traduzione fedele e una comica involontaria è spesso più sottile di quanto si pensi.

Quando la traduzione fa… cilecca!

Ammettiamolo, chi non si è mai imbattuto in un cartello, un menu o un’etichetta con una traduzione che definire “originale” è un eufemismo? A volte, sembra quasi che il traduttore automatico abbia avuto una giornata particolarmente… fantasiosa.

Pensiamo a quelle gloriose traduzioni letterali che spuntano come funghi sulle etichette dei prodotti cheap cinesi. Chi non ricorda con affetto perle del calibro di:

  • “Hand feel is very good” tradotto letteralmente come “La sensazione della mano è molto buona” (per descrivere la morbidezza di un tessuto). Certo, tecnicamente corretto, ma un po’… robotico, non trovate?
  • “Dry and ventilated place” reso con un laconico “Luogo asciutto e ventilato” (istruzioni di conservazione). Fin qui tutto bene, ma l’immaginazione galoppa su cosa potrebbe succedere in un “luogo umido e non ventilato”.
  • E che dire dell’enigmatico “The product is not allowed to eat” tradotto con un perentorio “Il prodotto non è permesso mangiare”. Un avvertimento che lascia spazio a inquietanti interrogativi sulla natura del prodotto stesso.

Queste traduzioni, pur nella loro goffaggine, hanno un fascino involontario e spesso ci regalano momenti di puro divertimento. Ci fanno riflettere sulla complessità del linguaggio e su quanto una traduzione letterale possa fallire nel trasmettere il vero significato o l’intenzione originale.

Errori da linguisti (anche i migliori sbagliano!)

Ma non pensiate che solo i traduttori alle prime armi o i software un pò “allegri” siano responsabili di questi spassosi malintesi. Anche i linguisti esperti, nella fretta o di fronte a espressioni particolarmente idiomatiche, possono incappare in scivoloni memorabili.

Ricordiamo, ad esempio, la volta in cui un interprete durante una conferenza internazionale tradusse l’espressione inglese “to kick the bucket” (tirare le cuoia) con un letterale “dare un calcio al secchio”. L’imbarazzo in sala fu palpabile, e il povero interprete imparò a sue spese l’importanza di conoscere le espressioni idiomatiche. Un altro aneddoto narra di un traduttore che, alle prese con un testo di marketing che esaltava le proprietà “rivoluzionarie” di un prodotto, rese l’entusiasmo con un fin troppo letterale “revolutionary properties” tradotto come “proprietà rivoluzionarie” con una connotazione politica che non era assolutamente intesa.

Il fascino (e il pericolo) delle traduzioni letterali

Le traduzioni letterali sono spesso la radice di questi divertenti (o imbarazzanti) malintesi. Ogni lingua ha la sua struttura, la sua sintassi e le sue espressioni idiomatiche uniche. Tentare di tradurre parola per parola, senza tenere conto del contesto culturale e linguistico, è come cercare di far entrare un chiodo quadrato in un buco rotondo: il risultato è inevitabilmente… interessante. Prendiamo l’espressione italiana “in bocca al lupo!”. Una traduzione letterale in inglese sarebbe “in the mouth of the wolf!”, che suona decisamente minacciosa e ben lontana dall’augurio di buona fortuna che intendiamo. La traduzione corretta, ovviamente, è “break a leg!”, un’espressione idiomatica altrettanto bizzarra se analizzata letteralmente.

Imparare dagli errori (e farsi una risata)

Questi “dietro le quinte” degli errori di traduzione ci ricordano quanto sia complesso e sfaccettato il lavoro del linguista. Non si tratta solo di conoscere le parole, ma di comprendere le culture, le sfumature e le intenzioni comunicative che si celano dietro di esse.

E se da un lato è fondamentale aspirare alla precisione e all’accuratezza, dall’altro non possiamo negare che questi spassosi malintesi aggiungono un pizzico di colore (e di risate) al nostro mondo globalizzato. La prossima volta che vi imbatterete in una traduzione “creativa”, anziché storcere il naso, magari concedetevi un sorriso. Dietro quell’errore, c’è spesso una storia linguistica involontariamente… affascinante! Avete anche voi incontrato traduzioni memorabilmente sbagliate? Condividetele nei commenti (sempre con rispetto e anonimato, ovviamente)!

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